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Annegare o essere respinti: il metodo Ue che annienta i diritti umani

      Foto copertina via Twitter/Global Project
 

L’Unhcr stima che in tutto il mondo ci sono oltre 110milioni di profughi e la situazione non farà altro che diventare più tragica per via del cambiamento climatico e i conseguenti disastri ambientali. Nel frattempo Ue e Italia consegnano nuove motovedette alla Libia e un’imbarcazione naufraga al largo di Lampedusa.

1. Giornata mondiale del rifugiato: i diritti umani continuano a essere violati

Il 20 giugno, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, sono state organizzate diverse iniziative di sensibilizzazione sulla protezione dei diritti umani.

La Ong Mediterranea Saving Humans, il Movimento Migranti e Rifugiati Napoli (Mmrn) e solidali, si sono recati di fronte al consolato greco di Napoli per manifestare contro la violenza delle frontiere europee ai danni delle persone migranti. “Torturati in campi di detenzione, costretti a odissee senza lieto fine per fuggire dalle guerre, le persecuzioni e le violenze che li funestano a casa. È questo il destino, sotto gli occhi di tutti, di oltre 110 milioni di profughi in tutto il mondo (dati Acnur-Unhcr): solo nel 2022 erano 62,5 milioni gli sfollati interni e oltre 35 milioni i rifugiati”, riporta Avvenire.

Infine, l’emergenza climatica non farà altro che aggravare ulteriormente la situazione: “secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), dal 2008 circa 21,5 milioni di persone sono state sfollate a causa di eventi meteorologici. L'Institute for Economics and Peace - un think tank con sede a Londra - stima che circa 1,2 miliardi di persone potrebbero essere sfollate a causa del cambiamento climatico nei prossimi 30 anni”, riporta Euronews.


2. L’Italia e l’Ue consegnano nuove motovedette alla Libia

Italia e Ue hanno consegnato altre due motovedette alla Libia in una cerimonia tenutasi a  Messina alla presenza di funzionari della Commissione europea, delle autorità italiane e della cosiddetta guardia costiera libica.

Alla base di questa consegna si aggiunge anche l'approvvigionamento di gas dell’Italia: “la guardia costiera libica ha già ottenuto tre delle cinque motovedette promesse, l’accordo sul gas da 8 miliardi siglato tra Eni e la National oil corporation (Noc) presenta non pochi problemi. [...] Il gas non arriverà sul mercato italiano prima del 2026, nonostante l’urgenza di trovare fonti energetiche alternative rispetto alla Russia [...]”, scrive la giornalista Futura D’Aprile su Domani.

Si ricordi, inoltre, che la collusione tra l’Ue le autorità libiche è già stata denunciata dalle Nazioni Unite (Nu) poiché queste ultime, come riportano le Nu, hanno denunciato l’esistenza di un’ulteriore collusione “del personale di alto rango della [cosiddetta] Guardia costiera libica, dell’Apparato di sostegno alla stabilità e della Direzione per la lotta alla migrazione illegale, con i trafficanti [...]”. Secondo il rapporto, questi ultimi “sarebbero collegati a gruppi di miliziani, nell'ambito dell'intercettazione e della privazione della libertà di migranti”.


3. Il violento pestaggio nei confronti di un cittadino ghanese in Italia

Un cittadino ghanese di nome Frederick Akwasi Adofo è stato brutalmente ucciso da un gruppo di ragazzi durante un violento pestaggio a Pomigliano.

“A Pomigliano era arrivato nel 2012 come richiedente protezione internazionale, in una delle tante ondate migratorie: il suo gruppo era finito nell’ex hotel Valleverde, aveva preso la licenza media con il programma di inserimento poi però cancellato. Rimasto per strada, si arrangiava chiedendo l’elemosina, dando una mano con le buste della spesa”, scrive la giornalista Adriana Pollice sul Manifesto.  Il brutale pestaggio è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza, ma è stato solo l'ultimo di una lunga serie di atti di violenza gratuita subiti da Adofo: non era la prima volta, infatti, che l’uomo subiva violenze in silenzio, secondo i residenti della zona. 

“L'uccisione di Frederick ha sconvolto la città, dove l'uomo era arrivato nel 2012 dopo un estenuante viaggio attraverso il Sahara e il Mediterraneo. Un'esperienza terribile di cui a volte l'uomo aveva parlato con i conoscenti: aveva raccontato, in particolare, il dramma della permanenza in un lager libico prima di potersi imbarcare per l'Italia. Ospite con altri migranti di un albergo del centro cittadino, grazie alla Caritas aveva ottenuto il diploma di scuola media”, riporta la giornalista Titti Beneduce su Corriere.


4. I superstiti del naufragio in Grecia accusano la Guardia Costiera

Emergono sempre più dettagli sul naufragio che ha coinvolto circa 700 persone al largo di Pylos, in Grecia. Le vittime sarebbero almeno 643.

“L’accusa è contenuta nelle dichiarazioni rilasciate da alcuni naufraghi all’autorità giudiziaria di Kalamata”, riporta il giornalista Luca Rondi su Altreconomia, “che smentiscono la versione delle autorità greche secondo cui la barca non sarebbe stata scortata nelle sue ultime ore di navigazione e non ci sarebbe stato alcun tentativo di abbordarla”. Infatti: “la nave greca ha gettato una corda ed è stata legata alla nostra prua - ha spiegato Abdul Rahman Alhaz, 24 anni, palestinese che è riuscito a salvarsi. Dopo hanno iniziato a muoversi e a tirare, per poco più di due minuti. Noi gridavamo ‘Stop, stop’ perché la barca era sovraccarica. Poi ha cominciato a inclinarsi”.

E ancora: “quando la nave si è capovolta, la Guardia Costiera ha tagliato la fune e ha proseguito per la sua rotta. Si è allontanata mentre tutti urlavamo. Dopo 10 minuti sono tornati con delle piccole barche a prendere le persone ma non sono arrivati ​​fino alla nave[...]. Hanno soccorso solo quelli che sono riusciti a nuotare via", ha riferito un sopravvissuto al quotidiano greco Kathimerini.

5. Strage di Melilla: Amnesty international accusa la Spagna

A un anno da quando decine di migranti e rifugiati sono morti in una calca al confine tra Spagna e Marocco, Amnesty International ha accusato i due Paesi di “insabbiamento”.

“Almeno 37 persone sono morte dopo che circa 2.000 migranti e rifugiati dell'Africa subsahariana hanno tentato di attraversare il confine dal Marocco alla Spagna il 24 giugno 2022. Almeno 76 risultano ancora dispersi. Le autorità in Spagna e Marocco finora non sono riuscite a condurre un'indagine indipendente efficace, lasciando nell'angoscia decine di famiglie in lutto”, denuncia Amnesty, “a un anno dalla strage di Melilla, le autorità spagnole e marocchine non solo continuano a negare ogni responsabilità ma impediscono ogni tentativo di scoprire la verità. I corpi giacciono ancora negli obitori e nelle tombe e gli sforzi per identificare i morti e informare i loro parenti sono stati bloccati”.

Inoltre, Amnesty ha affermato che le autorità spagnole e marocchine non hanno fornito un elenco completo dei nomi delle vittime e delle loro cause di morte o filmati CCTV che potrebbero essere utili per un'indagine. Le autorità spagnole si sono rifiutate di aprire un'indagine indipendente, ha aggiunto. In risposta a questa negligenza, diversi manifestanti si sono riversati nelle strade di Melilla per denunciare la violenza di frontiera:


6. Un altro naufragio al largo di Lampedusa

In un nuovo naufragio al largo di Lampedusa 40 persone sono state dichiarate disperse.

“La ricostruzione è ancora assai incerta, sicuramente l’ennesimo barchino di metallo partito da Sfax che si ribalta, una quarantina di migranti che finiscono in mare. A salvarsi, secondo le notizie date dai rappresentanti di Unhcr e Oim, sarebbero stati solo in 4, soccorsi da mezzi italiani e portati a Lampedusa dove il loro racconto è stato preso proprio dal personale dell’Agenzia per i rifugiati”, riporta la giornalista Alessandra Ziniti su Repubblica.

Nel frattempo, sia i membri del Comitato Libe (Commissione per i diritti Civili dell’Ue) che Dunja Mijatovic, Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa,  hanno visitato l'isola per monitorare lo stato di emergenza e di rispetto dei diritti fondamentali: “le notizie di violazioni dei diritti umani di migranti e richiedenti asilo sono ormai così frequenti che è difficile anche solo registrarle [...]. I governi degli Stati membri del Consiglio d'Europa, invece di ritenersi reciprocamente responsabili [...] hanno tollerato e sostenuto l'adozione di leggi e politiche che hanno privato le persone in movimento dei loro diritti umani", ha affermato Mijatovic.


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