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Un nuovo decreto contro le persone migranti

        
       
Foto via Twitter/Anafé

Il governo ha definitivamente approvato il Decreto Cutro riducendo al massimo il diritto alla protezione speciale, con l’intenzione di aumentare i Centri di Permanenza per il Rimpatrio. Nel frattempo la presidente Meloni incontra il generale Haftar a Palazzo Chigi per sigillare nuovamente un’intesa per fermare le partenze dalla Libia.
 

1. Il governo approva il Decreto Cutro

Dopo l’approvazione del Senato, anche la Camera ha approvato il cosiddetto Decreto Cutro, con 213 voti a favore, 133 contrari e 5 astenuti, si legge su Rai News.

“In sintesi”, dichiara l’associazione Naga su Melting Pot Europa “la norma riduce ai minimi termini l’accoglienza, che si trasforma in un sistema di contenimento; elimina, di fatto, la protezione speciale che permetteva a migliaia di persone presenti e radicate sul territorio nazionale di stabilizzare e regolarizzare il proprio status giuridico; aumenta il numero dei centri di detenzione amministrativa (Cpr). Estende poi l’utilizzo di procedure accelerate per l’esame delle domande di protezione internazionale che riducono fortemente i diritti di difesa del richiedente asilo, ampliando le ipotesi di trattenimento di chi ha presentato l’istanza, sia nei Cpr sia direttamente in frontiera”. 

Anche Amnesty International critica aspramente l’approvazione del nuovo decreto: “[...] il decreto è stato elaborato dopo la tragedia che si è consumata al largo di Cutro, che è costato la vita a oltre 90 persone. È una norma ufficialmente presentata come una risposta alla strage: in realtà propone formule inefficaci e controproducenti, che non intervengono in alcun modo sulle cause delle stragi e delle violazioni dei diritti”, ha affermato Serena Chiodo, senior migration campaigner di Amnesty.


2. La pandemia ha ulteriormente peggiorato le condizioni delle persone straniere

Mentre nel 2021 le condizioni occupazionali ed economiche delle persone italiane sono lievemente migliorate rispetto al 2020, lo stesso non si può dire per le persone straniere la cui situazione mediamente è peggiorata, riporta Openpolis.

“Come evidenzia il report [Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia], gli immigrati subiscono maggiormente l’impatto delle crisi economiche, vivendo solitamente in condizioni lavorative meno stabili ed essendo mediamente più giovani. Nelle situazioni di crisi le discriminazioni diventano inoltre più frequenti, mentre cresce l’importanza delle reti di conoscenze, di cui gli immigrati dispongono in misura inferiore” E ancora “bisogna poi considerare che gli stranieri partivano già da condizioni lavorative più svantaggiate, in primis dal punto di vista retributivo, guadagnando mediamente il 13,8% in meno rispetto agli italiani”.

Grave rimane anche la condizione di povertà: “tra il 2019 e il 2021 è aumentata l’incidenza della povertà assoluta, sia tra le famiglie italiane che non. Tuttavia se le prime hanno visto una parziale ripresa dopo la pandemia (dal 6% del 2020 al 5,7% del 2021), la situazione degli stranieri è invece peggiorata ulteriormente (dal 26,7% al 30,6%) [...]”.


3. La presidente Giorgia Meloni incontra il generale Khalifa Haftar

La presidente Meloni e il generale Haftar si sono incontrati a Palazzo Chigi. Come spiega il giornalista Alberto Negri su Il Manifesto, sebbene Haftar, nel 2022,  sia già stato condannato per crimini contro l’umanità “perpetrati, secondo la denuncia di numerose famiglie libiche, durante la seconda guerra civile libica del 2019-2020” - dal tribunale distrettuale dello stato della Virginia, negli Stati Uniti, dove si trovava in esilio - è attualmente l’uomo di punta della Libia in quanto comandante dell’esercito nazionale del Paese. 

Uno degli argomenti principali riguarda le migrazioni: “l’Italia sarebbe pronta a siglare un accordo sui migranti – soldi a milizie e a motovedette per controllare in campi di concentramento la disperazione dei profughi, sul modello di quello, assai contestato e denunciato dall’Unhcr (Onu-Diritti umani) firmato da Minniti nel 2017 con Tripoli – anche con l’imbarazzante generale già condannato per crimini di guerra”, riporta Negri.

Ricordiamo che nell'ultima missione in Libia delle Nazioni Unite, sono state riscontrate ampie violazioni dei diritti umani delle persone migranti, costrette a subire violenze atroci nei centri di detenzione, una volta catturate in mare.


4. Ancora respingimenti illegali in Croazia

“L'Ue chiude un occhio sulla brutalità di routine nei confronti di migranti e richiedenti asilo” denuncia Human Rights Watch (Hrw) in un nuovo rapporto.

Le violenze sistematiche ai danni delle persone migranti che attraversano Bosnia-Erzegovina e Croazia avvengono ormai giornalmente: infatti la polizia croata respinge regolarmente richiedenti asilo e migranti in Bosnia-Erzegovina senza valutare le loro richieste di asilo o esigenze di protezione. “[...] Le autorità croate [respingono] anche i minori non accompagnati e le famiglie con bambini piccoli”. Inoltre, “la polizia di frontiera spesso ruba o distrugge telefoni, denaro, documenti di identità e altri beni personali e spesso sottopone bambini e adulti a trattamenti umilianti e degradanti, a volte in modi esplicitamente razzisti”, denuncia Hrw.

Di tutto questo è complice l’Ue stessa, riporta Hrw: “l'Unione Europea ha contribuito con ingenti fondi alla gestione delle frontiere croate senza garantire garanzie significative che le pratiche della Croazia aderiscano alle norme internazionali sui diritti umani e siano conformi al diritto dell'Ue. Un meccanismo di monitoraggio delle frontiere finanziato dall'UE istituito nel 2021 mancava di indipendenza”.


5. Continua la violazione dei diritti dei migranti nelle isole dell’Egeo

A sette anni dalla firma accordo Ue-Turchia (Eu-Turkey Statement), le isole dell'Egeo orientale restano “buchi neri” per i diritti fondamentali delle in cerca di protezione internazionale, riporta il Refugee Support Aegean (Rsa). 


“Secondo dati recenti, gli arrivi sono aumentati in modo significativo tra la fine del 2022 e l'inizio del 2023. Allo stesso tempo, continuano le denunce di pratiche di deterrenza e rimpatri forzati informali alle frontiere marittime. Nei Centri ad Accesso Chiuso e Controllato (CCAC) di Samos, Kos e Leros - la cui costruzione è stata finanziata al 100% dall'Unione Europea - così come in quelli di Lesvos e Chios, i richiedenti asilo e i loro figli vivono in aree remote, con sproporzionate misure di sicurezza e sorveglianza”. A ciò si aggiungono: comportamenti violenti da parte delle autorità di sicurezza, con una significativa carenza di accesso all'assistenza legale, alle cure mediche. 

Infine, si riscontrano anche carenze di beni di prima necessità a causa di ritardi nei concorsi, del ritiro delle ONG, ma anche a causa di ritardi nell'erogazione dell'assistenza finanziaria mensile prevista per i richiedenti asilo.


6. L’appello dell’Oim per prevenire una catastrofe umanitaria in Sudan

Il direttore generale dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim, delle Nazioni Unite) António Vitorino ha affermato che è necessaria un'azione urgente in Sudan per evitare che si verifichi una catastrofe umanitaria, si legge su Info Migrants.

"Le persone vulnerabili non sono in grado di lasciare le aree più colpite e milioni di persone sono ancora intrappolate a causa dell’aumento dei prezzi del cibo e dei trasporti, della mancanza di denaro e dell'accesso all'assistenza sanitaria, [fino alla mancanza dei] servizi essenziali. Con il Sudan sull'orlo della catastrofe umanitaria, ribadisco la richiesta delle Nazioni Unite per l'immediata cessazione delle ostilità, in modo da poter raggiungere le persone più colpite", ha dichiarato Vitorino.

Secondo l’Oim si stima che oltre 334.053 persone siano ora sfollate interne.



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