Antitrust e digitale: servono le prove C'è il rischio di alle autorità antitrust una delega in bianco, con buona pace della certezza del diritto
L'opinione che l'evoluzione dell'economia digitale presenti nuove sfide per la regolamentazione dei mercati, sfide per le quali il vigente diritto della concorrenza non sarebbe attrezzato, è sempre più diffusa nel dibattito internazionale, come testimoniato da una serie di rapporti pubblicati nel corso del 2019. Davvero si tratta di fenomeni senza precedenti, tanto da imporre un radicale ripensamento della disciplina attuale?
Nel nuovo focus IBL "«Adelante con juicio». La precipitosa ascesa dell'antitrust 2.0"", (PDF) Massimiliano Trovato tenta di rispondere a questa domanda esaminando lo studio affidato dalla Commissione Europea a Jacques Crémer, Yves-Alexandre de Montjoye e Heike Schweitzer. Le proposte elaborate nel documento - seppur apparentemente meno ambiziose di quelle proposte da rapporti analoghi - avrebbero un impatto estremamente significativo; tuttavia, esse non sembrano supportate da un'adeguata evidenza.
Secondo Trovato, "la vigilanza sui mercati richiede una piena comprensione delle loro dinamiche, non solo sul piano teorico, ma anche su quello empirico. Pensare di poter prescindere da una rigorosa definizione dei mercati rilevanti, del potere di mercato, degli effetti delle condotte sui consumatori non è solo opinabile dal punto di vista scientifico, ma anche pericoloso nella pratica perché un siffatto diritto della concorrenza attribuirebbe alle autorità antitrust una delega in bianco, con buona pace della certezza del diritto".
Il Focus "«Adelante con juicio». La precipitosa ascesa dell'antitrust 2.0"" di Massimiliano Trovato è liberamente disponibile qui (PDF).
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