Forestazione urbana, un caso di cattiva organizzazione
Hanno fatto molto discutere i rilievi della Corte dei conti in relazione alla scelta di conteggiare la semina, anziché la messa a dimora, di circa due milioni di alberi ai fini del raggiungimento di uno specifico target del Pnrr. Da cosa nasce questa vicenda? Se ne occupa l'avvocato Francesco Bruno nel Focus "Per fare un albero non basta un seme. Il caso della forestazione urbana nel PNRR" (PDF).
Lo studio analizza lo stato di avanzamento dell'impegno a piantare, entro il 2024, circa 6,6 milioni di alberi in quattordici città metropolitane italiane, ai fini del raggiungimento di uno degli obiettivi legati alla transizione ecologica. La discussione non riguarda solo la differenza tra "seminare" e "piantare", ma anche la effettiva raggiungibilità dell'obiettivo alla luce del terreno disponibile nelle città coinvolte, alcune delle quali sembrano peraltro in significativo ritardo.
Spiega Bruno: "La scelta del vivaio consente di nascondere il fatto che in realtà, in molte città, gli spazi ancora non ci sono per poter piantare gli alberi e che le stesse siano in ritardo per l'eventuale messa a dimora in vivaio. Questa vicenda esemplifica molte difficoltà del nostro Paese. Per ottenere 330 milioni di euro di prestiti, che quindi dovremo restituire (seppur a tassi più convenienti rispetto a quelli attuali di mercato), stiamo portando avanti progetti mal pensati o non eseguiti correttamente. Con il rischio di aggravare il debito senza ottenere i benefici sperati".
Il Focus "Per fare un albero non basta un seme. Il caso della forestazione urbana nel PNRR" di Francesco Bruno è liberamente disponibile qui (PDF)