Gli Stati dell’Ue continuano a violare i diritti umani
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Mentre la Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu) condanna l’Italia per trattamenti inumani e detenzione arbitraria nei confronti delle persone migranti, l’Onu accusa l’Unione Europea (Ue) di essere complice dei crimini contro l’umanità in Libia. Siamo di fronte a un continuo deterioramento dei diritti fondamentali, secondo Amnesty International.
1. La Cedu condanna l’Italia
La Cedu ha condannato l’Italia per il trattamento inumano e degradante di quattro tunisini che si trovavano nell’hotspot di Lampedusa nel 2017.
I ricorrenti sono quattro migranti tunisini che tentarono di raggiungere l'Italia a bordo di un'imbarcazione di fortuna nell'ottobre 2017, soccorsi in mare e portati sull'isola di Lampedusa. All'arrivo a Lampedusa sono stati condotti presso l’hotspot per identificazione, registrazione e colloqui. Secondo il tribunale, i migranti sono stati collocati nell'hotspot per dieci giorni "durante i quali affermano di non essere stati in grado di andarsene e di interagire con le autorità". I ricorrenti affermano inoltre che il loro trattamento nell'hotspot è stato "disumano e degradante". In aggiunta i quattro ricorrenti, insieme ad altri 40 migranti, sono stati successivamente portati all'aeroporto di Lampedusa e hanno affermato di aver ricevuto documenti da firmare, senza capirne il contenuto, per poi scoprire successivamente che si trattava di provvedimenti di respingimento.
La Cedu ha quindi condannato l’Italia ai sensi degli articoli 3 (trattamenti inumani o degradanti), 5 (diritto alla libertà e alla sicurezza), 4 (divieto di espulsione collettiva di stranieri): “I fatti risalgono al 2017 ma ancora oggi nell’hotspot dell’isola si registrano trattenimenti informali e sovraffollamento sistematico”, dice l'avvocata Lucia Gennari (Asgi)”, così riporta il giornalista Giansandro Merli su Il Manifesto.
2. La denuncia dell’Onu: l’Ue è responsabile dei crimini in Libia
Nel rapporto finale dell’inchiesta indipendente sulla Libia, le Nazioni Unite condannano il Paese nordafricano per crimini di guerra e contro l’umanità commessi dalle forze di sicurezza dello Stato e da gruppi di milizie armate.
“Gli investigatori incaricati dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite hanno anche accusato l'Ue di aver inviato supporto alle forze libiche, contribuendo quindi ai crimini contro persone migranti e cittadini libici”, si legge su Al Jazeera. Inoltre, “gli investigatori hanno affermato di aver raccolto almeno 2.800 informazioni che documentano numerosi casi di detenzione arbitraria, omicidi, tortura, stupri, riduzione in schiavitù, sfruttamento sessuale, esecuzioni extragiudiziali e sparizioni forzate”.
Nonostante la Commissione Europea abbia risposto sottolineando di “non finanziare alcuna entità libica”, di fatto, la collaborazione Ue e Libia continua: “l’'anno scorso, in un'interrogazione del Parlamento europeo, la commissaria europea per gli affari interni Ylva Johansson ha affermato che "l'UE ha speso circa 700 milioni di euro [...] per la Libia nel periodo 2014-2020[...]" si legge su Africa News. Ricordiamo, infine, che l’Italia continua a stanziare fondi e a fornire motovedette al Paese nordafricano per le operazioni di ricerca e respingimento.
3. Respingimenti e abusi sul confine ungherese
Sul New Lines Magazine, i giornalisti Patrick Strickland e Nick Paleologo raccontano gli abusi e le violenze subiti dalle persone migranti che tentano di oltrepassare il confine ungherese.
“Hussein aveva fatto il viaggio dall'Algeria alla Turchia e, da lì, aveva attraversato faticosamente il sentiero dei Balcani con le stampelle, aveva una garza spessa attorno al piede destro. Durante una recente traversata, ha detto, le guardie di frontiera ungheresi lo hanno rapito, gli hanno colpito il piede con un manganello e gli hanno confiscato il telefono”, riportano i giornalisti. E ancora: “per molti rifugiati e migranti, negli ultimi anni i confini dell'Europa sono diventati sinonimo di violenza ed espulsioni extragiudiziali, note come respingimenti. Le autorità bulgare, croate, greche e ungheresi, tra le altre, sono accusate di percosse, minacce ed espulsioni sommarie”.
A questo proposito, l’Hungarian Helsinki Committee, ong che si occupa di diritti umani, in un nuovo rapporto ha affermato che “il diritto di chiedere asilo è stato completamente svuotato”, evidenziando che alle frontiere ungheresi, almeno dal mese di maggio 2020, è di fatto diventato impossibile chiedere protezione internazionale.
4. Amnesty International denuncia “doppi standard” sui diritti umani
Il rapporto annuale 2022 di Amnesty International mette in luce ciò che definisce "l'ipocrisia dell'Occidente" nella sua applicazione selettiva dei diritti umani. In Europa, quel doppio standard individuato da Amnesty è stato più evidente nella risposta alla guerra in Ucraina.
“Infatti, i doppi standard dell’Occidente sono stati evidenti nel silenzio assordante sulle violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita ed Egitto, nelle risposte incoerenti al grave impatto sui diritti umani di altri conflitti, in alcuni casi equivalenti a crimini contro l’umanità, e in merito alla protezione dei rifugiati che da questi contesti fuggivano”, riporta Amnesty. E ancora “in Israele e Territori Palestinesi Occupati, nel 2022 il sistema di apartheid si è consolidato. I governi israeliani che si sono succeduti hanno varato misure per costringere altri palestinesi a lasciare le loro case [...]. Invece di chiedere la fine di questo sistema di oppressione, molti governi occidentali hanno scelto di attaccare coloro che denunciavano il sistema di apartheid di Israele”.
Infine, in Italia la situazione continua a peggiorare soprattutto per le persone migranti: “sono continuate le denunce di sfruttamento lavorativo dei migranti, in particolare nell’agricoltura, uno dei settori in cui le persone sono state più spesso sottopagate e costrette a vivere in alloggi pericolosi e scadenti. A novembre, cinque persone sono state arrestate per aver sfruttato lavoratori impiegati nella raccolta dei pomodori nei pressi di Foggia, in Puglia”.
5. Deportazioni e detenzioni arbitrarie in Bosnia Erzegovina e Croazia
Il Border Violence Monitoring Network denuncia nuovi abusi alle frontiere della rotta Balcanica.
“La polizia croata ha avviato una nuova e allarmante pratica di intercettazione, detenzione e deportazione di massa di persone in movimento verso la Bosnia-Erzegovina, trasportandole in autobus fino ai valichi di frontiera, dove vengono consegnate alle autorità bosniache. Secondo le testimonianze delle vittime dell'espulsione, la polizia croata intercetta persone in movimento su tutto il territorio della Croazia, dopodiché vengono spesso scortate verso stazioni di polizia in veicoli non contrassegnati”, si legge nel comunicato stampa.
“Queste pratiche sono illegittime, come dimostrato dai precedenti giudiziari stabiliti dai tribunali nazionali in Italia, Slovenia e Austria, che hanno sancito la illegalità di questi tipi di riammissioni bilaterali, che costituiscono una violazione del principio internazionale di non respingimento”, riporta Melting Pot Europa.
6. Nuovi soccorsi al largo della Libia
La Ocean Viking, nave della ong Sos Mediterranée, ha soccorso 92 persone, tra cui 9 donne e circa 40 minori non accompagnati, da un gommone sgonfio in acque internazionali al largo della Libia, riporta l’Ansa.
Nonostante la distanza eccessiva, le autorità italiane hanno comunque assegnato il porto di Salerno come luogo di sbarco, a 880km di distanza:
“La Ocean Viking si trova ancora molto distante da Salerno: l'approdo dovrebbe avvenire tra la tarda serata di lunedì 3 aprile e la mattinata del 4 aprile. Giornate in cui, in Campania, è anche prevista una allerta meteo proprio tra il 3 e il 4 aprile, con forti raffiche di vento e mare molto agitato”, riporta Fan Page.
Il team di Open Migration
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